Giosetta Fioroni

L'argento, 1956-1976 a cura di Claire Gilman

Faience, 1993-2013 a cura di Angelandreina Rorro

Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma 

dal 26 ottobre 2013 al 26 gennaio 2014 



Articolo di Anna Maria Santoro



  Alla vernice della mostra alla Galleria d'Arte Moderna a Roma, Giosetta Fioroni avanza con una rosa rossa tra le mani; rosse le labbra; un lungo filo di perle. Si cerca, nel sorriso, di scoprirne i pensieri, di immaginarla nel passato, seduta al Caffè Rosati mentre discute d'arte con Festa, Schifano e Angeli della Scuola Romana di Piazza del Popolo.




 Il suo incedere richiama alla memoria le parole di Parise, suo compagno indimenticato: “Giosetta Fioroni … cammina in modo molto leggero … come camminavano le ragazze degli anni Cinquanta - scriveva - Ha coltivato … il suo stile di quegli anni come un seme di miglio in un bicchierino di cotone inzuppato d'acqua ogni mattina”.

 La guardava, Goffredo Parise, come immagine uscita dalle rime della Vita Nova che rimandava, nondimeno, all'immagine sua reale: leggiadra, di una gentile bellezza che oggi, nei suoi 82 anni, annulla lo scorrere del tempo.


Disegnava fin da piccola quando, compìta, sedeva a uno scrittoio e osservava il padre nel suo studio di scultore; e poi scrutava la madre marionettista: "C'era una volta una bambina con sguardo intenso, che la sua Mamma chiamò Giosetta" – scrive - "ispirandosi a un'attrice francese: Josette Day. Francesca, la Mamma, ideò alcuni magnifici spettacoli di marionette […] con bellissimi scenari che lei stessa dipingeva. Ecco […] la magia del TEATRINO si concentrò nel piccolo/grande cuore di Giosetta che crescendo e RICORDANDO in modo emozionato quanto aveva visto nel TEATRINO … diventò GIOSETTA FIORONI”.





   Contempla le più piccole cose come quando si contempla l'orizzonte, e oltre, e oltre ancora, ospitandole nelle sue opere che sono film, sculture, dipinti, fotografie e disegni che raccolgono, tutti, la meraviglia della vita, della sua vita: le ore di studio passate all'Accademia in Via Ripetta, la stessa frequentata dai genitori; le lezioni tenute da Scialoja sul cinema d'avanguardia e l'espressionismo astratto; gli anni a Parigi dal 1959 al '63 nel suo studio in Rue de Lille in una chambre de bonne di proprietà di Tristan Tzara; la casa in mezzo al bosco a Salgareda condivisa con Parise; e i cari amici Erri De Luca, Andrea Zanzotto, Ceronetti, il Gruppo 63; e poi De Kooning, Rothko, Twombly.

 


 



 C'è tutto questo alla Galleria d'Arte Moderna a Roma, in un complesso schema di due mostre che si affiancano, "L'Argento" e "Faïence", legate a ricordi e sperimentazioni del passato.


 

 

 “L'Argento” è al pianterreno, proveniente da un'esposizione dal 4 aprile al 2 giugno di quest'anno a cura di Claire Gilman al Drawing Center di New York con i quadri realizzati tra il 1956 e il 1976. Ricordano le liriche pittoriche di Morandi. Le forme, accennate appena, si legano a parole che ne svelano il significato: “Gabbiani in volo sul Tevere”, “Vela in laguna”; e piazze vuote; e volti; a matita, pastello, smalto e ad argento, una vernice industriale d'alluminio.


 


Nella sala accanto c'è "Faïence" curata da Angelandreina Rorro. 

Sono "Vestiti" e "Teatrini", ceramiche create tra il 1993 e il 2013 nella Bottega Gatti a Faenza un tempo frequentata dai futuristi, da Burri, Baj, Arman e poi da Ontani, Matta, Paladino.





I "Vestiti" sono diciassette sculture a tutto tondo prive di corpo; rappresentano le eroine dei libri da lei amati.







 

 

 

 

 

 

 

 

 

 







 I "Teatrini", accanto, sono quinte in miniatura, come piccoli giocattoli costruiti nel ricordo delle favole messe in scena dalla madre, riempite con le stelle, le case e gli oggetti ispirati alla sua infanzia e ai libri di Parise.



 



 

Poco più avanti, un grande cubo bianco si mimetizza con i muri del museo; una spia ottica induce a curiosarvi. All'interno cela, completamente chiusa, la ricostruzione di una stanza. E' un'opera del 1968 presentata all'epoca alla Galleria "La Tartaruga" a Roma, dove l'artista aveva costruito una stanza a modello della sua camera da letto, allora con un'attrice all'interno che recitava la sua abituale routine.




 

Salendo al primo piano, vengono incontro i suoi disegni da bambina, i libri realizzati a mano sui testi di Zanzotto, le case in miniatura con lenti telescopiche e gli appunti sugli Spiriti di campagna, omiciattoli, elfi e salbanelli.

 


 

Infine, su uno stretto corridoio la penombra lascia leggere alcune scritte a mo' di scarabocchi: "GRAZIE, THANK'S ... CORRAINI", riferimenti al suo Libro d'Arte edito da Maurizio Corraini e appoggiato sul banco dell'uscita. Sembra un diario.


 

 Alla pagina 232 si trova Senex, la mostra all'Ala Mazzoniana della Stazione Termini del 2002, dove l'amico Marco Delogu, aderendo alla sua idea di fare un ritratto di un artista da vecchio, in cui l'artista è lei, l'ha fotografata per raccontare il tempo che passa, con Giosetta che tiene per mano lei stessa, bambina, a nove anni.


Pubblicato sul mensile Il Borghese, numero di Dicembre 2013


Roma, dicembre 2013, Vernice, ph Anna Maria Santoro 


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