Premio Sulmona 2004 XXXI edizione

ex convento di Santa Chiara 

dal 4 al 25 settembre 2004



Articolo di Anna Maria Santoro



 Anno 1972. E' sera: alcuni amici si riuniscono in una piccola stanza a Sulmona. Parlano d'arte. A terra: quattro cassette di legno su cui è appoggiata una tela da pittura ancora intonsa che fa da "tavola" per una cena improvvisata: è così che nasce il Circolo culturale "Il Quadrivio" che ogni anno, da 31, organizza il Premio Sulmona, la rassegna d'arte contemporanea che è anche omaggio a grandi Maestri che hanno fatto scrivere le più belle pagine di storia della critica.

 Entrando nel cuore di Sulmona dall'antica Piazza Maggiore attraverso gli archi dell'Acquedotto medioevale, arrampicandosi sulla gradinata a sinistra della chiesa di San Francesco della Scarpa, si accede all'ex convento di Santa Chiara; è lì, in quel convento, che si possono ammirare le opere della XXXI Edizione del Premio inaugurato sabato 4 Settembre 2004.


 Varcando la soglia lungo i corridoi del chiostro, l'omaggio a Treccani accompagna il visitatore all'ex refettorio dove sono esposte le opere di altri 106 artisti; diversi per linguaggio, tecniche e materiali, ben riflettono la complessità di lettura dell'arte contemporanea: c'è il mondo favolistico di Benaglia, il realismo di Calabria, gli assemblaggi geometrici di Fukushi Ito. E poi Pozzati, Celiberti, Zotti, Nanni, Mulas, Attardi, Bodini, Tammaro. C'è la "pittura sociale" di Pallozzi, ideatore del Premio; e Turchiaro con le sue "volpi" dalla grande capacità emblematica: <l'uomo ha fatto di tutto per distinguersi dagli animali ma in realtà non c'è alcuna differenza>; e Pietro Cascella con "la Santa" eseguita nel 2002, che esprime la sacralità della pietra: <La mia ispirazione è nelle liriche di Campana, Luzi, Gatto e Sinibaldi perché la poesia è come la scultura: si esprime in immagini chiuse in una sintesi>. E c'è il dolore delle forme di Kokocinski: La sofferenza - dice col suo accento dell'Est - è la strada che porta alla conoscenza>. E il figurativo di Sughi, con "Ritratto di un amico" del 1962; il suo tono è gioioso: <La mia passione è quella di raccontare>.

Così oggi, un'infinità di linguaggi vive in quel convento dove, un tempo, il silenzio era interrotto dalla sola coralità delle preghiere.



Pubblicato sul quotidiano Il Tempo del 10/9/2004 (cronaca regionale) e qui parzialmente modificato


Sulmona 2004, ph Anna Maria Santoro:

Fotografati, nell'ordine di pubblicazione:

Ennio Calabria e Alessandro Kokocinski

Alessandro Kokocinski

Gaetano Pallozzi durante l'allestimento

Vittorio Sgarbi e Alessandro Kokocinski



































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