Bill Viola
Palazzo Reale, Milano
dal 24febbraio al 25 giugno 2023
a cura di Kira Perov
Articolo di Anna Maria Santoro
Il modo di stare al mondo non è sempre lo stesso: può mutare al punto da considerare l’identità non stabile ma dinamica, con caratteristiche che nella teoria sulla plasticità cerebrale della filosofa Catherine Malabou delineano differenze tra adattamenti temporanei e trasformazioni permanenti negli individui. Ma l’arte è in grado di cambiare l’uomo? E cosa accade se un artista, come Bill Viola, guarda alla pittura medioevale e rinascimentale, a Masolino, Pontormo e alla loro spiritualità creando opere che in formato analogico e digitale si evolvono in un fluire di immagini in movimento, e iniziano ad assomigliare meno agli oggetti materiali rappresentati, e più al processo della mente? Può accadere che alcune opere d’arte riescano a far vedere una realtà che supera il «fenomeno», inteso da Schopenhauer nel suo significato originario di «apparire» - ἐπιφαίνομαι, e individui verità nascoste difficilmente afferrabili. Così, in un’esperienza che fa pensare ai recenti studi di neuroestetica, guardare un quadro, una scultura o visitare una galleria può significare anche viaggiare in uno spazio dei sensi che mette in connessione arte e cervello, modificandone gli spazi. E’ quello che realmente avviene nella mostra «Bill Viola» curata da Kira Perov a Palazzo Reale a Milano, visitabile fino al 25 giugno 2023: sono quindici capolavori di videoarte in cui Bill Viola punta l’attenzione alla tecnologia, alle riprese e ai suoni ma, in maggior misura, alle condizioni di percezione e di esperienza umana; «Non basta sapere come funziona la telecamera, ma è necessario capire come funziona l’occhio, l’orecchio, e come il cervello processa le informazioni» dice l’artista in una conversazione riportata nel catalogo.
Nelle sale espositive le opere si susseguono come un viaggio, non solo per gustarne la bellezza ma soprattutto perché le scene dei video, dai contenuti misterici, scorrono a una velocità molto più lenta di quella reale consentendo di vedere dettagli che altrimenti non sarebbe possibile osservare, modificandone la comprensione. «Esse inducono lo spettatore», scrive Domenico Piraina direttore di Palazzo Reale, «ad assaporare un nuovo senso della vita».
Bill Viola, classe 1951, statunitense, ha un cognome italiano che gli deriva dal nonno paterno che era nato nella provincia di Varese.
«La sua fascinazione per il mondo del video risale al 1960 quando, aveva solo nove anni», così racconta Kira Perov nella prefazione del catalogo, «nella scuola elementare del Queens, a New York, gli fu assegnato il compito di spostare un televisore su un carrello da un’aula all’altra per le lezioni dei bambini. Rimase ammaliato dal bagliore blu del monitor».
Ampio è il background culturale di Viola: laurea conseguita al College of Visual and Performing Arts nello Stato di New York nel 1973; studi di musica sperimentale, pittura, scultura e cinema; esperienze presso la «Art/tapes/22» a Firenze e alla «Sony Corporation» in Giappone; letture di filosofi occidentali e orientali tra cui da Plotino, Al-Ghazali, Ibn ʿArabī, Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūmī, Henri Bergson, Jacob Needleman. E viaggi: nel Deserto del Mojave nella Valle della morte in California, nelle Isole Salomone nel Pacifico meridionale per registrare le danze tradizionali, nel Deserto del Sahara per riprendere il fenomeno dei miraggi, sull’Himalaya per studiare i rituali nei monasteri buddisti tibetani, nel South Dakota per un progetto sulla coscienza animale e in Europa, e in molti altri luoghi nei quali, sempre, sua compagna inseparabile è Kira Perov: l’aveva conosciuta nel 1977 a Melbourne dove, per una mostra, era stato invitato da lei, allora direttrice delle attività culturali della Trobe University. L’anno dopo, Kira Perov si era trasferita a New York per intraprendere con Viola una collaborazione, che dura ancora oggi, sancita anche dal loro matrimonio nel 1980.
La mostra a Milano inizia con «The quintet of the silent», un video della durata di 16:28 minuti in cui cinque uomini, senza mai spostarsi dalla posizione originale, mutano l’espressione dei volti; l’estremo ralenti permette di osservarne le più piccole sfumature.
Segue «The greeting» ispirato al dipinto di Pontormo «Visitazione» del 1538: sono immagini di donne che si abbracciano e le cui azioni, in origine della durata di quarantacinque secondi, sono mostrate in uno slow motion che si dispiega in 10:22 minuti facendo emergere il linguaggio inconscio dei corpi.
E poi «Catherine’s room» e «Four hands»; ed «Emergence» con chiari i riferimenti al «Cristo in Pietà» dipinto ad affresco da Masolino nel 1424: nel video, un giovane uomo emerge da una cisterna, e sollevandosi fa traboccare l’acqua sul selciato. L’acqua è presente in molti lavori di Bill Viola, come in «Ocean without a shore» presentato alla Biennale di Venezia del 2007 nella Chiesa sconsacrata di San Gallo, che richiama la presenza dei morti nelle nostre vite;
oppure in «The raft».
Significativa è stata, per l’artista, la caduta in un lago all’età di sette anni: salvato dalla zio, aveva raccontato quell’esperienza come un viaggio meraviglioso. Altri elementi dei suoi video sono il fuoco, la terra e l’aria.
Il percorso espositivo si conclude con «Tristan’s ascension» della durata di 10:16 minuti che descrive l’ascesa dell’anima in uno spazio dopo la morte.
Pubblicato sul mensile Il Borghese, numero di aprile 2023
Le foto pubblicate in questa pagina (72 dpi) sono tratte dalla cartella stampa dell'Ufficio Stampa.
Nell'ordine:
© Bill Viola, Emergence, 2002, Video installation, 11:40 minutes, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio (anche nell'elenco)
© Bill Viola, The quintet of the silent, 2000, Video installation, 16:28, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
© Bill Viola, The Greeting, 1996, Video installazione, 10:22 minutes, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
© Bill Viola, Catherine room's, 2001, Video installation, 18:39 minutes, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
© Bill Viola, Four hands, 2001, Video installation, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
© Bill Viola, Emergence, 2002, Video installation, 22:40 minutes, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
© Bill Viola, The raft, 2004, Video installation 10:33 minutes, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
© Bill Viola, Tristan's Ascension, 2000, Video installation 10:16 minutes, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
Pubblicato sul mensile Il Borghese, numero di aprile 2023
Le foto pubblicate in questa pagina (72 dpi) sono tratte dalla cartella stampa dell'Ufficio Stampa.
Nell'ordine:
© Bill Viola, Emergence, 2002, Video installation, 11:40 minutes, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio (anche nell'elenco)
© Bill Viola, The quintet of the silent, 2000, Video installation, 16:28, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
© Bill Viola, The Greeting, 1996, Video installazione, 10:22 minutes, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
© Bill Viola, Catherine room's, 2001, Video installation, 18:39 minutes, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
© Bill Viola, Four hands, 2001, Video installation, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
© Bill Viola, Emergence, 2002, Video installation, 22:40 minutes, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
© Bill Viola, The raft, 2004, Video installation 10:33 minutes, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio
© Bill Viola, Tristan's Ascension, 2000, Video installation 10:16 minutes, Photo Kira Perov © Bill Viola Studio