Cracking Art Sculture a colori

Aia dei Musei, Avezzano 

dal 2 luglio 2021 al 13 febbraio 2022 

promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro - Internazionale 

con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia


Articolo di Anna Maria Santoro



 L’uscita dall’Autostrada per la Conca del Fucino si adatta alla solitudine delle montagne che la circondano. E’ un luogo che alla vista si apre esteso e pianeggiante. Esso conteneva, un tempo, un’enorme distesa d’acqua che era, per estensione, il terzo lago più grande d’Italia il cui primo prosciugamento, tentato dall’imperatore Claudio intorno all’anno 52, è narrato da Svetonio. Lo svuotamento definitivo risale, invece, al 1800 grazie a un’opera idraulica dalle dimensioni straordinarie. Oggi, tra l’azzurro dei ginepri e l’odore delle ginestre, sono ancora visibili i pozzi di bonifica e i cunicoli di epoca romana, di cui la folta vegetazione attorno ne evidenzia le pietre ruvide degli ingressi.
  La parte Nord-Occidentale di questa piana include un’area assai popolosa, potentemente sovrastata dal Monte Velino: è la città di Avezzano nel cui centro svetta il Castello Orsini-Colonna che nel secolo XIV era stato edificato attorno ai resti di una torre del 1181. Da lì, non è molto lontana L’Aia dei Musei: la sua denominazione evoca le voci e la gioia delle antiche fattorie. Si tratta, in realtà, di un museo che al suo interno accoglie due mostre permanenti: Le parole della pietra e Il Filo dell’acqua, con stemmi gentilizi, capitelli, vasi, cippi funerari e lapidi di epoca romana, medioevale e rinascimentale la prima, e strumenti multimediali che illustrano l’opera di bonifica del bacino, la seconda.




Il museo, su una strada dove il traffico si dirada, è composto da edifici che in passato erano locali adibiti a mattatoio; all’esterno, essi fanno da cornice a un cortile centrale che oggi ospita l’installazione temporanea Cracking Art Sculture a colori, creando uno scenario che rimanda a una natura all’apparenza innaturale. 



 Sull’aia prendono vita sculture in plastica impazzite di colori che riproducono chiocciole, conigli, tartarughe, lupi ed elefanti, con un ribaltamento delle reali grandezze degli animali sicché lumache gigantesche, dipinte di fucsia, affiancano piccoli orsi, blu; oppure mastodontici conigli neri competono  in possanza con elefanti dalla stazza assai minuta. Anche la loro posa è insolita: in cerchio attorno a un albero, o accanto a un architrave; oppure all’erta sull’attenti e a guardia di alcune delle porte d’ingresso del polo espositivo, come i lupi azzurri schierati in esercito.




Le sculture sono firmate dal Movimento Cracking nato nel 1993: è un gruppo di artisti che si fa carico di tensioni e problematiche del nostro tempo trasformando le sostanze plastiche, potenzialmente nocive per la Terra, in fonte di ispirazione e meraviglia. E se il verbo inglese to crack descrive l’atto di incrinarsi, e il cracking catalitico è la reazione chimica che riduce il petrolio in plastica, l’organico in sintetico, e il naturale in artificiale attraverso un processo di scissione delle molecole, la creazione di animali in plastica rigenerata costituisce un momento etico: è una sorta di riparazione al danno inferto all’ambiente per cancellare il senso di colpa dell’uomo che considera la natura non con il compito di contemplarne le leggi come nel mondo greco, ma di dominarla e metterla al suo servizio con la tecnica. Se poi si pensa ai giochi linguistici e alle onomatopee, il cra richiama il gracidio della rana, che nelle fiabe è metafora di cambiamento con l’amore espresso con un bacio.



 Ad Avezzano, le sculture sono collocate non solo all’Aia dei Musei, ma anche a Piazza Risorgimento e sulla facciata del Palazzo Municipale secondo la consuetudine degli artisti che amano inserirle in spazi che non siano né musei né gallerie: tra la folla e il traffico di una città, sulle rampe di una cattedrale, sulla riva di un canale, oppure in grandi centri commerciali in un dialogo con l’architettura e il paesaggio circostante mutandone la percezione.




L’epifania inattesa e inconsueta di queste sculture in luoghi non propriamente deputati all’arte, rimanda all’etimologia e al suo significato autentico, che nell’ἐπιφάνεια indica un mostrare di più: se vediamo diversamente un luogo, siamo in grado di pensare anche diversamente. Esse servono a comprendere, e a far comprendere, come si può cambiare il mondo attraverso le immagini, e a interrogarsi e far succedere ciò che si desidera: trasformare in bellezza i rifiuti urbani che devastano la natura, dando luogo a un’estetica del tutto nuova recuperando, nell’arte, le suggestioni di un impegno anche sociale. «Sono lieto di aver portato ad Avezzano Cracking Art con il suo forte messaggio ecologista», si legge nel comunicato del Prof. Emmanuele Emanuele promotore della mostra e Presidente della Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale.
E’ una mostra che non serve solo a riflettere, o a far riflettere. Col suo un tripudio di colori, assume un aspetto ludico e fiabesco di poetica festosa, «è un messaggio di ottimismo», scrive il Prof. Emanuele, «profondamente lenitiva di sofferenze anche psicologiche» in questo periodo di pandemia che appare inaccessibile alla gioia.
 
 
 Pubblicato sul mensile Il Borghese, gennaio 2022

Si ringrazia Vincenzo D'Onofrio per le foto da lui scattate ad Avezzano nel mese di dicembre 2021, e pubblicate in questa pagina

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