Recensione del 2009 

Felice Vini, OMERO NEL BALTICO, Palombi, 2008


A colloquio con

Felice Vinci

Luglio 2009 OMERO NEL BALTICO


a cura di Anna Maria Santoro



 L'Iliade e l'Odissea, tradizionalmente legate a spazi e tempi leggendari, potrebbero essere <la Preistoria dell'Europa>, un'epopea scandinava ambientata nei mari del Nord anziché nel Mediterraneo, con valenza storica prima che letteraria, che Felice Vinci teorizza nel suo libro <Omero nel Baltico> edito da Palombi.

 

<Le incongruenze geografiche tra le descrizioni omeriche e i luoghi della Grecia sono note fin dall'antichità: ce ne parla Strabone nel I secolo a.C.; ma anche studiosi moderni: Moses Finley le evidenzia nelle sue trattazioni sull'età classica. In aggiunta, la possibilità che la civiltà micenea abbia tratto origine da biondi invasori nordici è presa in considerazione da archeologi e filosofi autorevoli>: Martin P. Nilsson in "The Mycenaean Origin of Greek Mythology", Geoffrey Bibby "Le navi dei Vichinghi", Stuart Piggott in "Europa Antica", Bertrand Russell.

 

La prima versione del suo libro viene pubblicata a Chieti nel 1993 da Solfanelli con il titolo Homericus Nuncius.

 

L'ipotesi nasce nel 1986 quando Vinci, ingegnere che nel 1978 aveva contribuito all'avviamento della Centrale di Caorso, è costretto a interrompere le sue ricerche nucleari dopo il disastro di Chernobyl e il Referendum dell'87: abbandonandosi all'otium, rilegge i vecchi tomi che aveva conservato dai tempi della maturità classica conseguita al "Tasso" di Roma ma li esamina, ora, con un approccio scientifico, appreso dalla sua insegnante Emma Castelnuovo <famosa per aver introdotto un metodo originale nell'apprendimento della matematica, sfruttando tecniche intuitive e giochi intellettuali tra categorie logiche. Leggendaria per le sue disamine sul pi greco, il 12 Dicembre del 2003 l'hanno omaggiata alla Sala della Promoteca in Campidoglio per il suo novantesimo compleanno>.

 

Nel 1991 Adelphi pubblica una traduzione del De facie quae in orbe lunae apparet di Plutarco: <in un passo si diceva che Ogigia, l'isola della dea Calipso, è a cinque giorni di navigazione dalla Britannia>. Spinto dalla curiosità, Vinci si reca alla "Libreria del Mare" a Roma, all'epoca in via del Vantaggio, <per cercare tra le carte nautiche dell'ammiragliato britannico> e identifica nell'Europa del Nord quell'isola di cui parlava Plutarco.

 

Il suo amore per Omero era nato in terza elementare: nel 1954 la maestra Maria Pilardi gli regala Storie della storia del mondo di Laura Orvieto che racconta la guerra di Troia per bambini: <Ho imparato quasi a memoria quel libro, ma nella mente ancora infantile le gesta di Ettore e Achille si confondevano con le storie di Topolino>.

 

Nel 1992 va in Danimarca per un progetto eolico dell'Enel. A Copenaghen decide di prolungare il soggiorno e inizia il suo reale viaggio nel Baltico: partendo dall'indicazione di Plutarco <Ogigia si trova a 5 giorni di navigazione dalla Britannia in direzione Occidente>, individua quell'isola nell'Arcipelago delle Faroer. Da lì Ulisse "viaggia 17 giorni" fino alla Terra dei Feaci "alta come uno scudo e ricca di boschi ombrosi".

 

<Una realtà geografica così descritta non trova riscontri sulle coste mediterranee, invece esistono singolari corrispondenze con i fiordi norvegesi dove sono custodite testimonianze dell'età del bronzo>. Proseguendo lungo le coste, Vinci identifica altri luoghi omerici: <l'isola delle Sirene, le rupi erranti e Scilla e Cariddi che la tradizione colloca nello stretto di Messina non considerando l'assenza di corrispondenze morfologiche in quel tratto di mare>. A conforto, il geografo Franco Michieli ha recentemente identificato la grotta di Scilla nell'Arcipelago delle Lofoten: un'apertura nella roccia scalfita da pitture rupestri nell'area del gorgo del Maelstrom, dove tre volte al giorno il flusso delle maree genera correnti forti con onde e vortici: "L'acqua scura tre volte, durante il giorno, la inghiotte e la rigetta, tre volte, orrendamente".

 

Altre prove a lui favorevoli sono i toponimi finlandesi: Karjaa che ricorda il nome dei Cari alleati dei Troiani; Tenala Ténedo, Askainen gli Ascani, Kiikoinen i Cìconi, Ràisio Reso, tutti alleati dei Troiani; e poi Toija, a 100 km dalla capitale Helsinki, che ricorda Troia.

 

E il clima freddo e perturbato: "sopraggiunse la neve…intorno agli scudi si incrostava il ghiaccio"; ma anche "il sole di mezzanotte"; "fiumi che invertono il loro corso"; "eroi biondi intabarrati in pesanti mantelli" e <navi dagli scafi sottili del tutto simili a quelle dei Vichinghi>.

 

<Nel II millennio a.C. in quelle terre nordiche fioriva una splendida età del Bronzo. Col peggioramento climatico le popolazioni migrarono nel Mediterraneo rinominando i nuovi luoghi di residenza con i toponimi nordici>.

Questa teoria comporterebbe una retrodatazione della guerra di Troia: dal XIII secolo a.C. al XVIII a.C.. <Una tesi avversata da quanti sostengono che i poemi omerici sono opere di fantasia e non hanno necessità di corrispondenze perfette con i luoghi descritti, ma accolta da Rosa Calzecchi Onesti, Franco Cuomo, William Mullen, Claudio Cerreti, Gianfranco Bussolotti, Antonia Arslan>. Il libro di Felice Vinci è stato adottato al Bard College di New York; ben accolto all'Accademia delle Scienze di San Pietroburgo. <Omero così come raccontato adesso è come una farfalla infilzata, simile a cosa morta, ma riletto in questa chiave diventa un messaggio che ci parla di uomini veri>.



Pubblicato sul numero di Agosto/Settembre 2009, <Il Borghese>


 Chieti, luglio 2009, ph Anna Maria Santoro 


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