Logo del Festival della Filosofia 2015, foto tratta dal sito ufficiale del Festival

Settembre 2015 

FESTIVAL DELLA FILOSOFIA 2015   

Modena Carpi e Sassuolo

EREDITARE

Foto del logo 2015, dal sito ufficiale del Festival, particolare




di Anna Maria Santoro  


                                                                                                                                                         

L'Autostrada 14 per Modena ha l'azzurro dell'Adriatico da una parte, dall'altra i girasoli che ormai secchi nelle foglie e nei petali portano, sugli steli irrigiditi, il colore nero dei semi. Non sono impazziti di luce quei fiori, non più, a settembre, quando il sole comincia a essere straniero e la fine dell'estate allontana le distrazioni. E' allora che si cercano i luoghi deputati alla riflessione, le piazze e gli antichi palazzi di Modena, Sassuolo e Carpi dove discorrere come discepoli al Festival della Filosofia, su un tema che quest'anno porta in sé il passato: Ereditare.


Lo rappresenta l'immagine ufficiale del manifesto con la scultura del Bernini di Enea in fuga da Troia in fiamme, il vecchio padre Anchise sulle spalle e il figlioletto Ascanio che lo segue: patrem Anchisen humeris ferens.


C'è un caldo che contesta le aspettative il 18 e il 19 settembre, primo e secondo dei tre giorni del festival. Ci si ripara dal sole alla meno peggio, con foulard e pezzi di giornale; qualcuno, previdente, indossa cappellini all'uncinetto.

Per le strade e le piazze delle tre città, l'atmosfera è quella di una danza africana in cui emergono peculiarità di quanti sono giunti a dissertare; o solo per ascoltare. E riflettere.


Alle lezioni dei 52 filosofi invitati, si affiancano mostre, performance, film, concerti e conversazioni demandate anche al mondo dello spettacolo e dello sport. C'è Arrigo Sacchi, per il quale allenare vuol dire anche trasmettere valori.




A Carpi, Michela Marzano arriva con la puntualità che nel rigore dello studio definisce anche un rigore nella vita. La sua lectio magistralis è nell'antica piazza Martiri, col lungo portico sul lato occidentale e a settentrione la cattedrale: <Se ereditare significa trasmettere, che cosa accade se in assenza dell'amore l'educazione avviene con parole imposte e regole non spiegate?> Cita Kafka, che così scriveva, al padre: "Tutto quello che mi gridavi era un ordine dal cielo". <Riconciliarsi col passato diventa allora un re-cordis, un ricordare con il cuore che ponga fine ad antiche recriminazioni>.



A Modena, nella Sala del Fuoco del palazzo Comunale, l'Ereditare è nelle vite racchiuse nei testamenti di D'Annunzio, Petrolini, Verga, Pascoli, Manzoni, Marconi, Paolo VI, in una mostra curata dal Consiglio Nazionale del Notariato: "Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. … Mi s'avvolga, nudo, in un lenzuolo …" si legge nel testamento di Pirandello; e ancora: "Nomino e istituisco, mia erede universale, la mia cugina Maria", scriveva Verdi, a un anno dalla morte.



E' ormai buio quando Curi parla a Modena, su Edipo e Amleto; Cristo e San Francesco; sul parricidio e l'obbedienza; sull'esercizio delle capacità intellettuali in Kant e l'abbandono del mondo illusorio nel mito della caverna di Platone.



Marc Augé, ottant'anni, si presenta il giorno dopo a Carpi con un sorriso che pare di un bambino. Indossa un paio di jeans e relaziona in italiano, ma poi risponde alle domande col suo francese carezzevole.



Alle 11,30 di sabato 19 settembre, mentre Gustavo Zagrebelsky relaziona sul Patto generazionale a Modena e Roberto Esposito sul Debito a Sassuolo, Natoli è a Carpi, sulla diuturnitas, perché il bene si conservi.



Tullio Gregory appare assottigliato nell'aspetto. Classe 1929, una donna si fa accanto: <Professore, sono una sua studentessa di quarant'anni fa>. Col volto imperturbato: <Il tempo passa>. Lentamente sale sul palco. La sua lectio ci porta a libri che assicurano continuità di civiltà, ma anche al traferire antichi vocaboli a nuovi significati.



Il sole continua a imporsi, nemico della concentrazione che tuttavia si ridesta all'arrivo di Zygmunt Bauman: l'età, 90 anni, mal si concilia col suo muoversi scattante: togliendosi la giacca prende il microfono e parla in piedi, a braccio e senza appunti per tutta la durata della sua lezione, in inglese a piazzale Re Astolfo ma con la traduzione simultanea in italiano a piazza Martiri a Carpi: <Ci sono forze globali anonime, nascoste, non conosciute>.

E poi Remo Bodei. E Rodotà a Sassuolo. E il Tiratardi coi percorsi gastronomici della cucina filosofica. E le conversazioni semiserie di Neri Marcorè sulle generazioni analogica e digitale. 



Il terzo e ultimo giorno piove. Ombrello in mano, Vincenzo Barone e Mauro Dorato passeggiano per Modena.



Sotto un cielo dove l'azzurro stenta ormai a ricomparire, parlano Wulf, Forti, Boncinelli, Saraceno, Sennett e Shiva.


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A Sassuolo, poco distante da Palazzo ducale con la mostra su Mattioli, la voce di Galimberti si mescola al temporale: Un ragazzo non lo devi specializzare, lo devi formare uomo.

Sotto l'acqua che scroscia, un gruppo di studenti corre ai pullman; sono di Roma; del liceo Visconti.



Pubblicato sul mensile Il Borghese, numero di Novembre 2015

Modena, Carpi, Sassuolo, settembre 2015, ph Anna Maria Santoro © ad eccezione del logo del Festival 

Fotografati, nell'ordine di pubblicazione:

Michela Marzano

Umberto Curi

Marc Augé

Salvatore Natoli

Tullio Gregory

Zigmunt Bauman

Mauro Dorato e Vincenzo Barone (fisico)

Christoph Wulf

Umbeto Galimberti

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