BREVE RACCONTO

FIABA DI NATALE

Da leggere sotto l'albero

ovvero

FEEWORM'S®

AVVERTENZA: Omettere di leggere le ultime cinque righe



di Anna Maria Santoro

Dicembre 2008


Mia madre era solita volare su un cortile che i contadini usavano per i semi bianchi delle zucche, tutti perfettamente allineati, per farli seccare al sole.

<Mi fai vedere la tua casa?> Mio padre, inglese, le mostrò un nascondiglio, pieno di bottiglie impolverate, poi cominciò a vantarsi di cose inesistenti: <Bla, bla, bla. Bla. E blà.>

E nacqui io.

Ricordo perfettamente il giorno in cui venni alla luce. Era Natale. Ero stato lasciato sul ciglio di una strada piena di pietre. Tenendo il capo penzoloni perché non avevo ancora la forza di muovermi, volsi gli occhi a destra poi a sinistra, quindi di fronte, lentamente. All’improvviso mi si presentò davanti una bambina con i capelli ricci e un vestitino con i fiori e i pomodori stampati sulla stoffa. Aveva i calzettoni rossi ed era seduta con la madre su una bicicletta dipinta di bianco, carica di buste della spesa con le zucchine, le fragole, i papaveri e il miele. Erano felici.

Incuriosita dal mio aspetto perché non comprendeva che cosa io fossi, Doory, questo era il suo nome, si chinò per guardarmi meglio, mi raccolse da terra, mi girò e rigirò più volte passandomi da una mano all’altra, mi avvicinò al suo naso, lo arricciò per sentire se puzzavo, e alla fine mi ficcò nella tasca destra del vestito. Quando rientrò a casa mi adagiò dentro a una scatola piena di cotone e cominciò ad amarmi, ma a modo suo, come si può voler bene a un prigioniero.

Quando mi si avvicinava, metteva il capo pieno di riccioli un po' obliquo.

<Fino a che sei qui dentro fai quello che dico io, chiaro?> Era ferma nello sgridarmi tutte le volte che provavo a muovermi, forse perché aveva paura che io fuggissi; ed era un timore fondato perché, poi, scappai veramente. Me ne andai.

Il dodicesimo giorno di quella prigionia la bambagia mi solleticava il naso, sicché serrai a lungo le palpebre desiderando di volare e a un certo punto mi trovai davvero lassù nel cielo, tra le dodici stelle del firmamento, nel deserto della Bontà. All'inizio non capii nulla di ciò che era accaduto perché pensavo che stessi sognando ma poi mi accorsi che tutto era vero perché, dall'alto, udii le grida di dolore di Doory e la vidi che piangeva e si disperava davanti alla scatola vuota. La guardai da lontano.

Bel potere che stavo scoprendo di avere! La capacità di cambiare il mio stato con un semplice serrare degli occhi. E me ne accorgevo solo il dodicesimo giorno della mia vita!

Sicché io posso diventare Fee, ossia una fata come mia madre francese di origini, e volare, oppure Worm.

Quanto a lungo viaggiai! Volavo e godevo di quello stato di distanza e di silenzio assordante, più ovattato dell'ovatta della mia scatola.

 

Dall'alto del deserto della Bontà il giorno seguente vidi le vette innevate del monte Ararat; da lì usciva una cascata di miele che si andava a tuffare in un piccolo giardino pieno di pietre urlanti: erano khachkar, un segno premonitore dove passato, presente e futuro si sovrapponevano.

A un tratto mi sfrecciò accanto una stella: <Shalom. Shana Tova>.

<Fammi salire sulla tua coda>.

<Sto andando a Betlemme>.

<Voglio venire con te>.

Vidi Israele a Occidente. Osservai la riva del Mar Morto. La Giordania a Meridione. Scorsi una moltitudine di gente che si muoveva in processione verso una Sukka con una minuscola cosa: pareva una caramella alla fragola avvolta nella carta velina bianca.

<Che cos’è?>

<Come fai a non saperlo? E’ un Bimbo. E' la Pace. E’ la Saggezza. E’ l’Amore di un neonato che abbraccia il mondo>.

<E proteggerà anche me?>

<Sì>.

E’ solo una fiaba!

<Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato e non essere più incredulo ma credente>.

<Non ci riesco. Mi dispiace>.

E prego.


by Anna Maria Santoro ©


Natale 2008

FEEWORM'S®


Pubblicato a dicembre del 2008 su Il Giornale della Frentania

  

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