Giacinto Auriti

(Guardigrele 10 otobre 1923 - Roma 11 agosto 2006 

Nei ricordi a Guardiagrele

attraverso le parole della figlia Francesca 



Luogo e data dell'intervista: Chieti, ottobre 2010

A cura di Anna Maria Santoro



 La strada, che sul fianco orientale della Maiella s'inerpica tra l'odore dei pini e il fruscio delle faggete, protende il viaggiatore a un antico borgo: là, tra il tintinnio dei fabbri e il brusio dei pettini sullo scardasso, l'odore degli amaretti e lo scintillio della filigrana nelle antiche botteghe delle maestranze orafe, l'Adriatico si staglia sullo sfondo, lucido e lontano. Quel luogo d'Annunzio amava chiamarlo la “Terrazza d'Abruzzo”: “Guardiagrele dormiva, simile a un gregge biancastro, intorno a Santa Maria Maggiore”. Ed è lì, dove la curva si fa a gomito verso l'antica Porta di San Giovanni, che i guardiesi gli hanno voluto erigere un monumento, all'ingresso di quel piccolo paese che l'ha visto nascere, il 10 ottobre del 1923, nella casa di famiglia che a Largo delle Botteghe 3 era stata cenacolo del Vate, Modesto Della Porta e di suo nonno Giuseppe Auriti e nella quale veniva ambientata la prima parte del “Trionfo della morte”. 




La scultura commemorativa è una grande pietra bianca; al centro: il “SIMbolo EConometrico di valore indotto”, un SIMEC in ferro battuto identico, nelle linee, a quello coniato in argento nel 2001 con il logo disegnato da Francesca, la seconda dei cinque figli del Professore. La sua forma, ottagonale, era stata scelta da Giacinto Auriti in relazione all'aureola della Madonna, chiamata a suffragio della teoria sulla proprietà popolare della moneta: <Papà aveva una grande fede. Andava a Messa ogni mattina. Credeva nell'applicazione della dottrina sociale della Chiesa e si è sempre battuto per gli ideali di Giustizia. Si recava spesso in Vaticano, a colloquio con l'allora Cardinale Ratzinger>.




Portavoce dell'Enciclica Rerum Novarum, introduce i testi evangelici nelle sue tesi, con analogie e insolite chiavi di lettura: “Quando Satana, dopo il digiuno di Cristo nel deserto, dice “tramuta le pietre in pane”, le sue parole si comprendono leggendo il passo di Matteo (4,4): “... Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Ora, quelle parole erano uscite dalla bocca di Satana. Se Cristo avesse accettato il suo invito, Satana avrebbe potuto dirGli :“Sono io che ti ho dato il consiglio di trasformare le pietre in pane”; Cristo, dunque, sarebbe diventato, da padrone, debitore del Suo pane… così, quando la Banca centrale emette moneta, prestandola, induce la collettività a crearne il valore … ma contestualmente la espropria e la indebita, esattamente come Satana”.
<Gli assunti di papà sono state laboriose e faticose elaborazioni. Si è molto ispirato a Ezra Pound>.
Una concezione filosofica del “valore” come dimensione del tempo e non dello spazio, secondo una visione dualistica di conoscenza che distingue soggetto e oggetto.



La “schiavitù monetaria” Auriti la definisce una “mostruosità storica”, nata nel 1694 con la Banca d'Inghilterra e l'emissione della sterlina “… Non a caso il parlamento inglese approva nel 1673 il Test Act, l'atto con il quale l'Eucarestia e la Transustanziazione vengono dichiarate illegittime ... e questo non si può comprendere se non ci si muove dalla definizione della moneta come “strumento e sterco del demonio”... La verità di questa definizione è avvertita anche nelle parole di San Francesco, quando vieta ai padri questuanti di ricevere oboli in soldi …”

<Papà credeva nella forza della vita ed era convinto che l'uomo, in quanto creazione da atto libero, non dovesse essere soggetto ad usura né vizi da parte di enti bancari, che legalmente si arrogano il diritto di proprietà>.



Alla fine degli anni Settanta la sua devozione a Maria lo porta a costruire una chiesa su un fazzoletto di terra che fa parte della sua estesa tenuta agricola, che da Guardiagrele raggiunge Sant'Eusanio del Sangro: <un giorno, per strada, una vecchietta gli disse: “ho sognato stanotte la Madonna e mi ha detto che tu devi costruire una chiesa qui, a contrada Brecciaio”> E lui lo fa. Ne abbozza il progetto e con i soldi di una vincita al lotto dispone l'inizio dei lavori <perché papà aveva giocato due numeri, il 13 e il 5, trovati sul fondo di una bottiglia del latte mentre passeggiava lungo la spiaggia di Fossacesia con mia madre Lele> alias Rachele Olivieri, nipote di Corradino D'Ascanio. <I due numeri, il 13 e il 5, erano la data della festa della Madonna di Fatima>, alla quale la chiesa viene poi intitolata. A quei proventi se ne aggiungono altri: vincite a poker che il Professore accantona fino a che l'edificio non viene ultimato <“E ora basta col poker”, disse in famiglia>. La prima Messa viene celebrata da Monsignor Fagiolo. <Quel fondo di bottiglia lo fece poi incorniciare in argento e mia madre lo portò al collo fino a che non fu rubato nel 1995.




Papà era sempre alacremente al lavoro. Si divideva tra Roma, Guardiagrele, Sant'Eusanio e Teramo, dove fu tra i fondatori della Facoltà di Giurisprudenza. Aveva un bellissimo entusiasmo>.
Tutte le volte che da Roma torna a Guardiagrele, si diletta a parlare con la “bassa fratta”: con i contadini, con Mondino il falegname, Mauruccio il meccanico. Preferisce confrontarsi con le persone semplici.
<Aveva un modo di fare divertente e accattivante. Non amava la retorica. Ricordo che quando denunciò l'allora Governatore della Banca d'Italia, Carlo Azeglio Ciampi, gli fu risposto “ma è sempre stato così!” Papà allora disse: “questo è un aggravante, mica un esimente!”>.
Quella denuncia, tuttavia, gli costa il ritiro dei fidi bancari e lo costringe a fermare la sua azienda agricola.
<Papà amava definirsi “un contadino che fa il professore universitario”>.
Sui muri della Facoltà di Giurisprudenza a Teramo, durante gli anni Novanta campeggia una scritta: “tutti i professori sono stronzi tranne Auriti”.
Che fosse un uomo profondamente generoso è cosa nota: lo dice l'amico Paolo Rullo e lo dice Antonio Pimpini, suo assistente e poi difensore, che nel 2000 lo accompagna in Tribunale per discutere il dissequestro dei SIMEC. In quell'occasione il Sostituto Procuratore della Repubblica: <Professore, io sono stato suo studente, ricordo le sue lezioni, l'apprezzo per la sua didattica ...> E Auriti: <Ed è per questa sua stima che mi ha portato qui?> Ma il SIMEC resiste, vittoriosamente, anche alle inchieste di carattere penale.



<Molti amici di papà hanno continuato e continuano a sostenere le sue teorie>, auspicando l'inibizione del signoraggio. E tra quelli scomparsi, anche Giano Accame.



  Pubblicato su <Il Borghese> sul numero di ottobre 2010


Guardiagrele, 2001 e 2010 ph Anna Maria Santoro 


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