Cardinale Ersilio Tonini

Quaestio quodlibetalis 

Libertà e Stato etico




Luogo e data dell'intervista: intervista telefonica, febbraio 2010

A cura di Anna Maria Santoro



 "Signor Presidente della Repubblica italiana, Onorevoli Presidenti della Camera … mi sento profondamente onorato per la solenne accoglienza che mi viene oggi tributata in questa sede prestigiosa nella quale l'intero popolo italiano è da voi degnamente rappresentato … ". 14 Novembre 2002: Giovanni Paolo II ha Marcello Pera a destra, Pier Ferdinando Casini a sinistra. Negli scranni sottostanti Fini, Berlusconi e Buttiglione. Dall'Unità d'Italia è la prima volta che un pontefice varca la soglia del Parlamento; con un messaggio che mette in guardia da un'alleanza tra democrazia e relativismo etico, come nella sua Lettera enciclica Veritatis Splendor del 6 Agosto 1993.

Molti suoi predecessori si erano pronunciati sulle questioni sociali alla luce delle Sacre Scritture. Nel 1891 Papa Leone XIII con l'enciclica Rerum Novarum; Pio XI nel Quadragesimo anno del 1931; Giovanni XXIII con Mater et Magistra del 1961; Paolo VI con Populorum Progressio del 1967: "Quapropter Christi Ecclesia, iam rerum peritissima, iam ad omni civitatum administrandarum parte longissime aliena, unum tantum intendit … Esperta in umanità, la Chiesa, lungi dal pretendere minimamente di intromettersi nella politica degli Stati, non ha di mira che un unico scopo: continuare, sotto l'impulso dello Spirito consolatore, la stessa opera del Cristo>.

L'8 Dicembre 1965, ultimo giorno del Concilio Vaticano II, viene promulgata da Paolo VI la costituzione pastorale Gaudium et Spes che al Capitolo IV compendia "Ad vitam politicam vere humanam instaurandam nihil melius est quam iustitiae et benevolentiae ac servitii boni communis sensum fovere atque … Per instaurare una vita politica veramente umana non c'è niente di meglio che coltivare il senso interiore della giustizia, dell'amore e del servizio al bene comune e rafforzare le convinzioni fondamentali sulla vera natura della comunità politica e sul fine, sul buon servizio e sui limiti di competenza dell'autorità pubblica".>

Il 28 Novembre 2008, in occasione della Quaestio Quodlibetalis su “Fede cristiana e giustizia sociale”, Monsignor Bruno Forte non esita a parlare dell'urgenza di un primato da dare alla santità in politica: "A chiunque, fra i cristiani, si impegni per la giustizia nell'azione politica o sindacale … vorrei ricordare che le caratteristiche si riassumono nella convinzione di dover rispondere a una sola chiamata … questa chiamata è la santità" e Giorgio La Pira ne incarna l'esempio attraverso una secolarizzazione coincidente con la Fede; a Firenze lo chiamano il Sindaco Santo e, benché dopo la giovanile attrazione per il primo fascismo "La Pira prese le distanze da Mussolini subito dopo l'intervento del 16 Novembre 1992 nell'aula sorda e grigia di Montecitorio" ricorda Giano Accame nel 2004 in occasione di un Seminario a Palazzo Doria Panphilj in Valmontone "donava ai poveri l'intero stipendio di professore di diritto romano, vivendo la sua indigenza tra il convento di San Marco … e lo scenario fastoso di Palazzo Vecchio ove accoglieva gli ospiti nel Salone dei Cinquecento con squilli di trombe d'argento suonate da valletti comunali in costumi rinascimentali". Il suo motto lo mutua dalla Lettera di San Paolo ai Romani “Spes contra spem”. "Ho attraversato varie volte i sotterranei del pensiero: ho bussato a molte porte, come un povero mendicante, per avere pane di sapere" scrive a Quasimodo nel 1922, alla ricerca di un governo che possa realizzare un mondo a misura di ogni uomo secondo una weltanschauung che contempli la totalità del reale. E nel 1944, in una conferenza all'Ateneo Lateranense ammonisce "Non si dica quella solita frase ... “La politica è una cosa brutta”".




Anche nelle alte sfere del Vaticano si può rinunciare allo sfarzo: nel 1975 il Cardinale Ersilio Tonini lascia l'appartamento vescovile a una piccola comunità di tossicodipendenti per andare a vivere nell'Istituto Santa Teresa per malati gravi a Ravenna. Avvezzo alla povertà, per andare a scuola faceva a piedi 14 km al giorno. Il 20 Luglio, 2010, compirà 96 anni. "Sono felice di essere vecchio … vivo il tempo come una serie infinita di momenti da centellinare uno dopo l'altro con piacere" dice in un'intervista del 2008 a Monsignor Frigerio, in un'esperienza heideggeriana che lega indissolubilmente l'esistenza alla temporalità. 

Tonini non disdegna i mass media per annunciare il Vangelo: <Il valore della politica?! Un tema con radici lontane, perché non esiste una società senza ordinamento. Ubi societas ibi ius; ubi ius ibi societas. La civiltà nasce dove si riconosce che ogni essere, solo per il fatto di essere uomo, ha diritti: al rispetto della vita, allo sviluppo della propria persona, alla famiglia, all'educazione, secondo una Giustizia convinta e disposta ad aiutare i più deboli. “Hominum causa omne ius constitutum est” dicevano i giureconsulti dell'età romana> e in tale affermazione, dice Giovanni Paolo II, <è implicita la convinzione che esista una verità sull'uomo>. E' difficile delineare l'uomo politico perfetto <perché è difficile pensare alla perfezione totale ma la prima cosa che si richiede è la honestas, perché l'uomo probo sa riconoscere l'uguaglianza dei diritti; non c'è uomo che debba essere padrone dell'altro uomo. La schiavitù è l'antitesi della civiltà e in un Paese dove non c'è onestà, la politica diventa dominio e persecuzione. In tutti i tempi c'è sempre stato chi, lontano dalla Giustizia, ha cercato di usare la politica per le proprie ambizioni; c'è chi ricorre alla violenza, chi all'astuzia; e allora il Potere diventa potere di una giustizia punitiva, della violenza, del carcere. 

Quando parla della meritocrazia: <E' un guaio che coloro che governano pretendano spesso di privilegiare quelli che li hanno eletti!> La sua analisi, per alcuni aspetti vicina alla filosofia di Gentile, ha un approccio sociologico: l'uomo può maturare la libertà solo all'interno di uno Stato educatore ed etico. <Si nasce liberi. E' in questa direzione che si deve muovere la pedagogia, per insegnare alle nuove generazioni i grandi valori. Democrazia significa dare il proprio contributo alla crescita della humanitas. L'idea della libertà ci viene dal mondo greco in grado di ricondurre le arti ginniche alle espressioni più alte della poesia e della tradizione. La storia occidentale è tutta qui: un tentativo di conciliare la libertà del singolo col Bene Comune. Bisogna che accada come in Europa, dove i Paesi sono impegnati a riconoscere gli stessi diritti a tutti i cittadini; lo Stato ha il dovere di esigere che un padre non diventi padrone dei propri figli. Viviamo in un momento di Storia veramente interessante, prezioso. Preziosissimo. I cattolici devono essere uniti; ma non soltanto loro. Tutti i cittadini devono impegnarsi perché non siano solo fruitori dei servigi dello Stato. L'Italia in particolare sta testimoniando una ricchezza di apertura al mondo intero e in questa direzione l'insegnamento delle lingue è uno degli elementi più importanti perché dà capacità di capire, di conoscersi, di maturare la crescita dei rapporti internazionali. Un augurio?! Eliminare le sproporzioni nella formazione culturale delle nuove generazioni in maniera che ogni singolo essere umano, ovunque nasca, possa comprendere di appartenere al mondo intero>.


Pubblicato su <Il Borghese> marzo 2010


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