IN VIA GIANO PARRASIO
di Anna Maria Santoro
Novembre 2008
Nina aveva raccolto quel grillo per strada, lungo la via che costeggiava le rotaie. Aveva sempre avuto paura di passare là perché il treno arrivava, in quel punto, improvviso dopo una curva. Eppure ci andava spesso, a cercare le pietre annerite o a giocare a nascondino tra le canne che costeggiavano la ferrovia.
Lo aveva messo in una piccolissima scatola di cartone e ogni sera gli dava da mangiare le formiche vive: gliele ficcava da un piccolo foro praticato sul coperchio.
Aveva cominciato ad apostrofarlo dapprima per gioco poi, nella sua quotidiana solitudine, aveva continuato con ostinazione: <lo so che non comprendi nulla di quello che dico ma io ti parlo lo stesso.>
Dopo alcuni giorni il grillo morì, ovviamente, ma lei, testarda, lo tenne lì, non lo buttò e ne fece il suo confidente. D'altra parte chi, meglio di un grillo, per di più morto, può mantenere i segreti?
Aveva nove anni quando lo aveva raccolto.
Gli raccontava tutto: le liti dei genitori, le punizioni della maestra, il menarca: <sai una cosa, grilletto mio? Quando sto così mi hanno detto che non devo toccare i fiori, sennò si seccano; e non posso nemmeno aiutare la mamma a fare la marmellata>.
Il sesso lo conobbe a tredici anni. Era il 1943. Tornava a casa in bicicletta con una pagnotta legata con una fune dietro al sellino. Un soldato le si parò di fronte: <Che cosa mi dai?> Frenò. <Sei impazzito? Vuoi farmi cadere? Hai fame? Vuoi un po' di pane?> <No> <E che cosa vuoi, allora?> Poi, aveva cominciato a fare la vita.
Lavorava in uno dei postriboli più esclusivi di Firenze, quello frequentato dagli alti prelati.
La gonna stretta ai fianchi la faceva roteare con un fare osceno senza limiti.
La scatola col grillo morto la teneva sotto al letto, come un testimone, e quando usciva se la portava spesso con sé, come un compagno.
A quell'insetto, ridotto ai minimi termini dopo dodici anni, le zampe si erano staccate e le ali erano diventate quasi polvere lungo le estremità.
<Voglio farti vedere una cosa> gli disse un giorno, e si mise la scatoletta al petto, dentro al reggiseno.
Da Santa Maria Novella si diresse verso Via Del Giglio, attraversò Via De' Panzani, poi Via Rondinelli, Piazza Antinori, Via De' Tornabuoni, Lungarno Acciaiuoli, Piazza della Signoria e Piazzale degli Uffizi. Lungo la gradinata che portava al corridoio di Levante si fermò a guardare le grottesche dipinte sui soffitti. Quel corridoio, che passando per la Galleria proseguiva valicando l'Arno fino a Palazzo Pitti, le sembrava una via aerea. Tornò indietro.
Geremia, Isaia, Abramo, Davide. Cartigli, eserciti, cavalli, cavalieri. Lance, vesti damascate, cortei. E i peli sul ventre del Salvatore di Leonardo, nel “Battesimo di Cristo”. Sacralità e devozione; sfarzo e miseria; buio e lucentezza di foglie d'oro: vide tutto con estrema rapidità, con l'ansia di raggiungere qualcosa, e quando arrivò davanti all' “Afrodite Cnidia” di Prassitele, si fermò: <Tutti mi dicono che assomiglio a lei. Secondo te è vero?>
Passarono altri sette anni.
Era il 1958: <grilletto, si cambia vita! Qui chiudono i battenti. Che ne dici se andassimo ad abitare a Roma?>
E così accadde.
Fare la cassiera in un bar vicino a Campo de' Fiori le faceva ricordare la vita passata: col profumo di caffè, di panna e di sigarette; il tintinnio dei soldi posati sul banco era identico a quello delle marchette che la tenutrice faceva scorrere nel chiodo infilzato sul tavolo, vicino all'ingresso.
Da quel bar, ogni tanto, arrivava fino a Piazza Navona, raggiungeva la Fontana di Trevi, il Quirinale e Via XX Settembre, fino alla chiesa di Santa Maria della Vittoria; Nina correva con la stessa ansia che la accompagnava un tempo agli Uffizi, per ammirare, con la medesima passione di allora, “L'estasi di Santa Teresa”.
Un giorno ci portò anche il grillo, ormai ridotto ai minimi termini: <Tutti mi dicevano che assomigliavo anche a lei. Secondo te è vero?>
Afrodite, la dea dell'amore, che con gesto sensuale della mano copriva con ritrosia le sue parti più intime, era accomunata alla passione spirituale di un Amore mistico.
Si era sposata. Era diventata nonna.
Una sera d'estate, c'era una canicola infernale, camminava con la nipotina lungo Via Giano Parrasio a Trastevere. Vicino al marciapiede con le sterpaglie videro alcune lucciole. Si sentivano le cicale. E i grilli.
<Nonna, perché i grilli fanno cri cri?>
<Non lo so, Amore mio>.
by Anna Maria Santoro ©
Pubblicato a Novembre del 2008 su "Il Giornale della Frentania"