La scuola nell'arte

 




Data dell'articolo: ottobre 2022
di Anna Maria Santoro



 Il Mistero nell’Arte non risiede solo nella bellezza delle immagini ma risiede anche nella capacità intrinseca di raccontare i costumi e i personaggi di un’epoca e la loro Weltanschauung. Alla stregua dei testi scritti, l’Arte tramanda la storia e i metodi di trasmissione della conoscenza diventando essa stessa, insieme ai luoghi che la contengono, fonte di desiderio del sapere in un percorso che nelle stanze dei musei ne narra l’evoluzione. 

Sulla nascita della scrittura è al British Museum che troviamo alcune delle prime testimonianze, rintracciabili in tavolette in argilla risalenti al IV millennio a.C. con piccoli segni incisi. E ancora, al Museo del Louvre, le statuette in pietra che rappresentano gli scribi dimostrano come, nel mondo antico della Mesopotamia e dell’Egitto, l’insegnamento fosse riservato ai giovani di alto rango; ne è un esempio lo «Scriba rosso», la statua in pietra del 2.500 a.C. che nella posa delle gambe incrociate rimanda a uno status nobiliare.

Sebbene nella Grecia arcaica (600-480 a.C.) l’educazione fosse strumento di difesa dei valori descritti nell’Iliade e nell’Odissea, l’iter formativo ad Atene e a Sparta differiva di molto: la prima privilegiava l’armonia del corpo e dello spirito, la seconda favoriva un addestramento militare di cui un chiaro riferimento è l’anfora conservata al Museo Archeologico di Monaco di Baviera dipinta nel 510 a.C. da Eutimide, che raffigura un giovane spartano nell’atto di indossare l’armatura.

Negli affreschi della Villa dei Misteri a Pompei, l’immagine di un giovinetto intento a leggere un libro rimanda a quel processo educativo che dal II secolo a.C. vedrà la graduale fusione tra l’educazione ellenistica e i valori della Roma antica.

Nei Codici miniati di alcuni secoli più tardi, molti dei quali conservati nell’Abbazia di Montecassino, vi sono ritratti gli amanuensi che dal VII secolo avevano il compito di trascrivere i testi del mondo greco e romano all’interno delle scuole benedettine.

Nel 1510 nella Stanza della Segnatura in Vaticano, Raffaello esegue l’affresco oggi noto con il titolo «La Scuola di Atene»: è la celebrazione della conoscenza, con cinquantotto personaggi tra cui Platone con le sembianze di Leonardo e Aristotele con le fattezze di Bastiano da San Gallo. Ed Eraclito, Socrate, Epicuro, Euclide, Pitagora.

Nel corso dei secoli, sono molti i modelli di istruzione tracciati da intellettuali le cui fattezze fisiche sono note grazie ad alcuni artisti che li hanno celebrati. Tra questi: il ritratto di Erasmo da Rotterdam (1466-1536) eseguito da Hans Holbein il Giovane nel 1523; il ritratto di Michel de Montaigne (1533-1592) eseguito da Étienne Martellange nel 1587; il ritratto di Comenio (1592-1670) eseguito da Wenceslaus Hollar; di John Locke (1632-1704) eseguito da Godfrey Kneller nel 1697; di Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) eseguito nel 1750 da Maurice Quentin de La Tour; di Immanuel Kant (1724-1804) eseguito nel 1768 da Johann Gottlieb Becker.

Non mancano esempi di lezioni universitarie: «La lezione di anatomia» di Rembrandt del 1632 è un olio conservato al Museo dell’Aia; o la «Lezione di Charcot all'ospedale universitario Salpêtrière» del 1887 di Pierre-André Brouillet, al Museo di Storia della Medicina di Parigi.

I dipinti dal 1.600 in poi mostrano metodi repressivi di insegnamento e punizioni fisiche; ne è un esempio «Maestro di scuola» del 1668 di Jan Steen (1626-1679).

Interessante è l’analisi della «Scuola del villaggio» del 1888 di Giuseppe Costantini (1844-1894), a cura del Prof. Enio Lucherini: è un ambiente domestico trasformato in aula con gruppi di bambini in abiti consunti: «Questo spaccato di vita scolastica ottocentesca mostra, con realismo, come dovevano essere le scuole elementari che la Legge Coppino metteva a carico dei dissestati bilanci dei Comuni». La Legge Coppino, del 1877, sarà modificata nel 1911 dalla Legge Daneo-Credaro che trasformerà la scuola elementare, fino ad allora gestita dai Comuni, in scuola statale.

Altrettanto interessante è «Pestalozzi con gli orfani in Stans» del 1879, conservato al Museo d’Arte di Basilea, del pittore svizzero Konrad Grob (1828-1904) che ritrae il pedagogista Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827) che nel 1799 nell’orfanotrofio di Stans aveva sperimentato un metodo basato su un’istruzione teorica e pratica messe insieme, nonché sull’aiuto reciproco degli alunni paragonabile all’attuale «peer to peer» in cui il bambino, col ruolo di educatore, insegna a un altro bambino. Tale metodo verrà ripreso da Ernesto Codignola (1885-1965) che nel 1945 fonderà a Firenze la «Scuola-Città Pestalozzi», oggi nota per la didattica innovativa con un curricolo verticale di 8 anni divisi in 4 bienni.   

«Gli scolari» del 1927 di Felice Casorati, (1883-1963), conservato alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Palermo, rappresenta una classe in un’aula austera, con gli strumenti della conoscenza: figure geometriche su una lavagna, un libro aperto, un mappamondo. Riflette la sua esperienza di docente di pittura a Torino dove nel 1923, stesso anno della Riforma Gentile, aveva aperto una scuola nel suo studio.

Oggi, gli scatti fotografici rompono la tradizione artistica del passato e, non meno della pittura, documentano l’incessante trasformazione dei luoghi e dei metodi di diffusione della cultura: ne sono un esempio le pellicole e le immagini digitali di Henri Cartier-Bresson, Fulvio Roiter, Oliviero Toscani o Steve McCurry.

Pubblicato sul mensile Il Borghese, numero di ottobre 2022

Ph © RIPRODUZIONE VIETATA

Giuseppe Costantini, La scuola del villaggio, 1888, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma

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