Rino Stefano Tagliafierro

Beauty, un video e un colloquio sulla bellezza 

 



Luogo e data dell' intervista: Intervista telefonica, febbraio 2013

a cura di Anna Maria Santoro



 La notte fa udire suoni che nel giorno si nascondono, e fa ascoltare, nel silenzio, il ticchettio di un orologio, chiaro e ingigantito; così, seduti al buio di fronte ad un computer, si cerca una poesia che scacci la stanchezza.

Un click su internet: il picchiettio del mouse pare adeguarsi a quello della pendola. Un altro click e poi, per caso, si arriva a Beauty; per Anatole France il caso è lo pseudonimo di Dio.

Beauty è un titolo che incanta, è il titolo di un video di Rino Stefano Tagliafierro che fa entrare negli spazi dei dipinti del passato, dal Rinascimento al XIX secolo, che un paziente lavoro e tecnologie digitali hanno animato.

Il prologo alla visione è la prima delle tre quartine del 19esimo sonetto di Shakespeare, con la tenzone tra il Tempo e l'Arte, custode di Bellezza. Poi un rumore, come quello di un aereo poco prima del decollo; il rombo aumenta, si fa assordante predisponendo a un'emozione. Ci si aspetta quella stessa eccitazione del distacco dalla terra, improvviso, che fa sentire onnipotenti. E quando tutto questo accade, il suono muta e si addolcisce, introducendo al primo quadro che prende vita: The Catskill Valley, il dipinto ad olio del 1863 di Asher Brown Durand, con i monti Adirondack, che appare e poi scompare assieme a un arcobaleno. I paesaggi dei quadri successivi, di Thomas Hill, Albert Bierstadt e Ivan Shishkin, con le acque in lieve movimento, e stormi di uccelli che sbucano e spariscono nel loro inseguirsi in volo, fanno pensare allo stupore di fronte all'infinito; ai canti di Leopardi, all'"arida schiena del formidabil monte".

Da quei paesaggi desolati, con luccichii di raggi al di là delle tristezze umane, lo sguardo scorre sulla tenera dolcezza delle madri: con sorrisi, lievi carezze, l'arco di un violino che guida una ninnananna e il lento gonfiarsi del torace al respiro di un bambino.

Una porta si apre lentamente, è il dipinto di Martinus Rørbye, facendo da preludio ai ritratti di Bouguereau, con le fanciulle intente a leggere e a cucire; che si abbracciano; si sorreggono; sollevano le vesti per una riverenza.

In quest'omaggio alla bellezza, prendono vita anche i dipinti che ritraggono l'amore, come scherzoso bisticcio contro l'Eros, o dondolio di corpi su un'altalena. C'è Tiziano. C'è Correggio. E una lacrima che scende sul volto di Maria Maddalena nella grotta, di Hugues Merle.

Del passaggio nella vita fa parte anche la morte, con il pathos che cresce nei suoni e nelle immagini: di Giovanni Battista, opera del Caravaggio; del Sacrificio di Isacco, anch'esso del Caravaggio, col movimento del coltello che si avvicina al collo. E la posa del catino a terra. E ancora, il coltello portato sulla gola nella scena con Isacco. Immediatamente dopo, nel Davide e Golia di Guido Reni, Davide alza la spada e nel momento in cui l'abbassa per sferrare il colpo, l'immagine improvvisamente cambia, nella scena successiva, di Giuditta e Oloferne mentre Giuditta taglia la testa a Oloferne. E nuovamente Davide, non più di Guido Reni ma del Caravaggio. E ancora Salomé. Le scene incalzano e si ripetono, confondendo le emozioni, come gli slanci e le amarezze che nella vita s'impongono inattesi.

Piove. L'ascolto dello scroscio si fa netto e preciso; perché anche i suoni hanno un'anima nel video. Li ha ideati il sound designer Enrico Ascoli: prendono per mano lo spettatore, lo sbattono all'inferno, lo innalzano alle stelle.

Segue il tema della Vanitas, a ricordare la condizione effimera dell'esistenza; e la Burrasca al chiaro di luna nel golfo di Napoli di Joseph Rebell, con gli spruzzi del mare che lambiscono grovigli di figure in cielo; e forme sataniche; e satiri, di Falero, Bouguereau e Géricault; la Medusa di Caravaggio; Rubens con Saturno che divora il figlio.

Quando il suono si addolcisce, una morte diversa, più tranquilla, ma non meno dolorosa, appare, scivolando su un fiume: sono i corpi di Elaine, di Ophelia e di una Jeune Martyre, ritratti da Anderson, Millais e Delaroche. E poi ancora la morte, negli studi anatomici con il bisturi e il sangue che si raggruma nelle carni.

Il video si conclude con Caspar David Friedrich: L'Abbazia nel querceto, un dipinto a olio realizzato tra il 1809 e il 1810. Lo sguardo vi si adagia, lento, nel lento scorrere della luce della luna che si abbassa segnando il tempo. Estranea, in un luogo estraneo, scompare.

Quando al telefono, Tagliafierro, poco più che trentenne, laureato all'ISIA a Urbino e allo IED a Milano, racconta la sua opera, la voce manifesta un entusiasmo prorompente: <l'emozione che ho provato durante tutta la realizzazione era un prolungamento dell'emozione avuta la prima volta che ho visto i quadri. L'amore per la bellezza me l'ha trasmesso la mia famiglia; i miei genitori hanno studiato all'Istituto d'arte, come me. Nel video sono partito da Bouguereau e da Caravaggio, miei preferiti, poi sono andato a cercare le altre opere, focalizzando l'attenzione sulle scene; non per un racconto sulla storia dei dipinti ma per seguire le emozioni, con un percorso di ordine terreno, eliminando i richiami al trascendente e annullando, per esempio, tutte le aureole. La morte l'ho trattata in maniera del tutto umana: drammatica, dolce, scientifica, triste. La bellezza è proprio negli opposti: nella sensualità e nella violenza, nel dolore e nella gioia, nella nascita e nella morte; è in tutte queste cose, negative e positive. La bellezza è la vita>. 


Pubblicato sul mensile Il Borghese a marzo 2014


La foto pubblicata in questa pagina è tratta dal video "Beauty" di Rino Stefano Tagliafierro 



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